Scandalosa Artemisia

Chiara Gatti


 

Bella e impossibile. Brava e arrivista al punto tale da diventare spregiudicata. Artemisia Gentileschi (15931653) pittrice intensa e tragica del Seicento italiano, tutta squarci caravaggeschi e nudi sodi, è stata un mito di donna. Non è un caso che le femministe degli anni Settanta ne abbiano celebrato la figura, a scapito però del suo talento, passato in secondo piano rispetto alla sua vita da romanzo. Che lo storico dell' arte Roberto Longhi contribuì per primo a sdoganare all' inizio del Novecento con saggi critici importanti, mentre sua moglie, la scrittrice Anna Banti, consegnò alle stampe nel ' 47 una biografia durissima, metafora di una lotta in rosa contro i pregiudizi di ogni tempo. Vicende e retroscena che emergono nella mostra prodotta da 24Ore Cultura che inaugura domani a Palazzo Reale (dal 22 settembre fino al 29 gennaio)e che dietro il titolo Storia di una passione raccoglie oltre 50 dipinti prestati da grandi musei, dagli Uffizi a Capodimonte, dal Prado di Madrid al Metropolitan di New York.

Frutto di lunghi anni di ricerche condotte dai curatori Roberto Contini, direttore (fiorentino) della sezione italiana della Gemäldegalerie di Berlino, e Francesco Solinas, la mostra parte in sordina con opere giovanili e dei suoi maestri, fra cui il padre Orazio Gentileschi, maestro di santi dai manti vaporosi, per poi impennare di colpo con la carrellata di scene cruente che hanno reso famosa Artemisia nutrendo la leggenda della donna che odiava gli uomini e che, vittima di molestie da parte del suo insegnante di prospettiva, dipingeva eroine bibliche, da Giaele a Giuditta, nell' atto di decollare, trafiggere o infilzare il maschio prevaricatore. Peccato che l' episodio del presunto stupro subito dal pittore Agostino Tassi, finito - sua disgrazia - in tribunale e accusato delle peggio cose, sia stato manipolato dalla leggenda tanto quanto da papà Gentileschi che, geloso del collega, lo denunciò e tentò un boicottaggio in piena regola cavalcando una debolezza della figlia che (per dirla tutta) non aveva disdegnato la liaison.

Ed è proprio sugli atti del processo che piovono dal cielo su un letto del peccato, nella scenografia un po' trucida disegnata dalla regista Emma Dante, che si apre il percorso alla scoperta dei temi ricorrenti nell' immaginario dell' autrice. Storie pulp di omicidi, ma mai, a sentire i curatori, giustificate da un fatto privato quanto dalla fortuna che certi soggetti riscuotevano presso la committenza del tempo. Non sceglieva lei le scene da rappresentare, insomma, mai suoi collezionisti, di Roma e Firenze, compresi i Medici o i dignitari spagnoli della corte di Napoli, attratti tutti dalla furia dei passi biblici più alla moda. Come nel capolavoro degli Uffizi, la Giuditta che decapita Oloferne, dove il sangue scorre come nelle Iene di Tarantino.

Figlia d' arte con la passione per il delitto, Artemisia fu però anche una gran pittrice di donne, non solo virago, ma anche creature languide e sole, come la Maddalena della Galleria Palatina o la Cleopatra della collezione di Vittorio Sgarbi, con la pelle e le labbra blu di lapislazzulo, appena morsa dal serpente ma ancora bellissima. Un nudo (quasi) integrale amatissimo dai collezionisti che trovavano intrigante, e anche un po' perversa, l' idea che fosse stata una donna a dipingerne un' altra.

Signora dalla vita spericolata (approdò anche a Londra prima di morire colpita, forse, dalla peste), Artemisia raggiunse l' apice negli anni di Napoli, dove installò una bottega con i fiocchi assicurandosi incarichi pubblici, comprese le due pale enormi per la Cattedrale di Pozzuoli ricostruita dopo l' eruzione del Vesuvio del 1631.

 

Storia di una passione

Palazzo Reale di Milano
22 settembre 2011- 29 gennaio 2012

Orari: Lunedì 14.30 – 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
Giovedì e sabato 9.30 – 22.30

La biglietteria chiude un’ora prima della chiusura della mostra

Per maggiori informazioni e per prevendita online:
www.mostrartemisia.it


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da Repubblica 20- 09- 2011